Ucraina: una storia di cura e tenerezza

A maggio 2022 la psicologa di CasaViola, Rosanna Palmeri, ha scritto un articolo. Oggi, a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, abbiamo scelto di condividerlo.
Per rispettare la riservatezza di questa speciale famiglia, tutti i nomi sono stati cambiati. Ciò che sicuramente resta invariata è l’emozione in grado di suscitare questa storia, fatta di solidarietà, fiducia e tenerezza.

Può la relazione “curare la demenza” e andare al di là della lingua e della cultura?

Ho appena concluso un colloquio con Alessandra, una delle caregiver di CasaViola. È stato un colloquio di quelli che lasciano un senso di benessere e riscaldano il cuore. Al punto che non ho potuto resistere dal chiederle il permesso di raccontare la sua storia. Ed eccomi qui.

Alessandra si prende cura del papà Giuseppe, 86 anni, affetto da deterioramento cognitivo.

Il signor Giuseppe, vedovo, vive solo in una casa poco distante da quella della figlia Alessandra. Lei va a trovarlo tutti i giorni, senza mai fargli mancare nulla. Da qualche mese, a causa del peggioramento della malattia, Alessandra ha valutato la presenza di un’assistente familiare h24. Così è arrivata Alina. Una simpatica signora ucraina, in Italia da più di vent’anni e con una discreta esperienza nella cura delle persone anziane con demenza. Da subito, tra Giuseppe e Alina si instaura un rapporto di cordiale fiducia. Lei lo aiuta nella sua igiene personale, lo accompagna a fare le passeggiate pomeridiane, è presente e comprensiva quando lui, la notte, si alza e si veste, convinto di dover andare a lavoro… un buon equilibrio, insomma. Ben bilanciato anche dalla presenza di Daria, l’assistente familiare che ha preceduto Alina e che adesso la sostituisce nei suoi giorni di riposo.

Il 24 febbraio però tutto cambia: in Ucraina scoppia la guerra.

La figlia di Alina, con i due figli di 13 e un anno decide di scappare in Italia, dalla mamma, lasciando il marito e i fratelli e portandosi dietro la nonna, una dolcissima vecchina coetanea del Signor Giuseppe. La macchina della solidarietà, guidata da Alessandra, si mette in moto immediatamente. In pochissimo la figlia di Alina e i suoi bambini trovano una sistemazione a qualche passo dalla casa di Alessandra e da quella del signor Giuseppe, dove vive Alina e dove viene accolta anche la nonna. Un cambiamento coraggioso e importante, non c’è che dire. Alessandra è particolarmente in apprensione e si chiede se questa sua scelta mossa da compassione e solidarietà, non possa ledere al precario equilibrio del suo papà. Per Giuseppe la minima modifica della routine giornaliera è fonte di grande stress e tensione emotiva.

Invece, è proprio qui che accade l’impensabile.

Il signor Giuseppe, non solo accetta che ci sia un’altra estranea in casa sua, ma l’accoglie ben volentieri. Le sorride, impara a dire “buongiorno” in ucraino e la saluta così tutte le mattine, salvo poi dimenticarsi che la figlia conosce già la signora, e insiste col presentargliela ogni volta. Ma Alessandra lo sa e ci sta e ora anche la nonna (così la chiamano in famiglia), regge il gioco e si presenta. Ogni giorno. E così, senza dire una parola, tra un sorriso e un’insalata russa (“che adesso chiamiamo Olivier!”), il signor Giuseppe ha trovato un nuovo impensabile equilibrio e un obiettivo: aver cura di questa sua nuova amica, una vecchina che vive a casa sua, a cui spesso va a far visita il pronipotino di un anno, che con i suoi gridolini e il suo sgambettare malfermo, ha il poter di scacciare via tutti i pensieri distruttivi portati da guerra e malattia, lasciando spazio alla creazione di legami e di “relazioni che curano”.

Trieste, 11 maggio 2022

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