Donna anziana sorride serenamente all'obiettivo, seduta al tavolo da picnic in un bosco. L'attività all'aperto è ottima per l'invecchiamento attivo

Invecchiamento attivo, cos’è e come fare

Oggi in CasaViola parte il gruppo dedicato all’invecchiamento attivo, ma di cosa si tratta?

Invecchiare non è un declino, ma una trasformazione: si perdono alcune funzioni, se ne affinano altre. L’invecchiamento attivo permette di affrontare questo processo con serenità. Vediamolo meglio nell’articolo!

«Da vecchio, mi sono reso conto della bellezza di esserci, indipendentemente dal saltare e dal correre. Continuo a scoprire che l’esistenza è di una ricchezza inimmaginabile».

Vittorino Andreoli

Cosa significa veramente “invecchiare”

Esiste un tipo di invecchiamento che non coincide con malattia o fragilità: è l’invecchiamento fisiologico, quello che rallenta ma non ferma, e che in una società sempre più longeva merita attenzione e tutela. Si distingue da quello patologico perché non comporta la perdita significativa di autonomia, ma rappresenta un normale processo di adattamento del corpo e della mente al trascorrere del tempo. Eppure, se ne parla ancora troppo poco. Gli interventi si concentrano su chi ha già sviluppato la malattia, trascurando prevenzione e potenziamento. Questa lacuna è il riflesso non solo delle politiche sanitarie, ma anche di un pregiudizio culturale, che considera gli anziani come figure marginali, meno utili, meno “presenti”.

È il cosiddetto ageismo, la discriminazione basata sull’età, che colpisce tanto chi guarda quanto chi viene guardato: spesso gli stessi anziani interiorizzano l’idea che invecchiare significhi per forza perdere memoria e lucidità. La scienza, però, smentisce questo luogo comune. Le ricerche hanno dimostrato l’esistenza della plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di riorganizzarsi e creare nuove connessioni, anche in età avanzata. Quando una funzione si indebolisce, il cervello è in grado di attivarne altre per raggiungere lo stesso risultato, garantendo così un buon livello di efficienza cognitiva. Allenare queste reti alternative — attraverso attività stimolanti e socialmente coinvolgenti — significa mantenerle vive e funzionanti più a lungo.

Certo, con l’età alcune funzioni possono subire un calo, per esempio quelle che richiedono di mantenere in memoria più informazioni contemporaneamente, prendere decisioni o risolvere problemi in tempi brevi, inibire informazioni non rilevanti o essere rapidi nella produzione di risposte; tuttavia, (e di questo si parla veramente troppo poco!), l’anziano riesce a preservare alcune componenti cognitive appartenenti alla cosiddetta intelligenza cristallizzata, per esempio il vocabolario di conoscenze e altre abilità verbali che si ampliano e migliorano in tutto l’arco di vita. Invecchiare, quindi, non è un declino, ma una trasformazione: si perdono alcune funzioni, se ne affinano altre.

Cos’è l’invecchiamento attivo

Negli ultimi anni, la ricerca e la pratica clinica hanno iniziato a valorizzare questo approccio, promuovendo interventi preventivi per mantenere le abilità cognitive il più a lungo possibile. I dati scientifici affermano tali interventi possono rallentare il declino di circa cinque anni e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sta dedicando sempre più spazio al concetto di invecchiamento attivo, definendolo come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano”.

In parole semplici, significa restare protagonisti della propria vita, continuando a coltivare interessi, relazioni e autonomia, anche con il passare del tempo. Essere “attivi” non vuol dire solo fare ginnastica, ma partecipare: alla comunità, alla cultura, alla vita. È un modo di vivere che guarda a ciò che si può ancora dare, e non a ciò che si è perso.
L’invecchiamento attivo, quindi, è una vera forma di prevenzione: fa bene al corpo, alla mente e alla società, che guadagna cittadini più sani, consapevoli e partecipi.

Gli aspetti da curare

Tra i fattori chiave che favoriscono questo processo troviamo:

Attività fisica regolare

Anche una passeggiata quotidiana rinforza muscoli e ossa, stimola il cuore e migliora l’umore. Conta la costanza, non la performance.

Alimentazione equilibrata

Mangiare in modo vario e bilanciato — frutta, verdura, cereali integrali, proteine di qualità — mantiene corpo e mente in efficienza. L’idratazione è essenziale.

Stimolazione cognitiva

Leggere, imparare, partecipare ad attività culturali o di gruppo tiene allenato il cervello e vivace la curiosità.

Relazioni sociali e solidarietà

Il contatto umano è un potente “farmaco” naturale: aiuta l’umore, rafforza il senso di appartenenza e previene l’isolamento.

Le attività di de Banfield a favore dell’invecchiamento attivo

In questa prospettiva, la de Banfield è da sempre impegnata nella promozione del benessere nella vecchiaia. I suoi volontari, con la loro presenza e dedizione, offrono sostegno a chi vive un momento di fragilità e promuovono iniziative che rendono la vecchiaia una stagione di rinnovata vitalità.

A partire da oggi, inoltre, a CasaViola partono i cicli di incontri dedicati al potenziamento cognitivo di gruppo: cinque appuntamenti quindicinali per imparare strategie efficaci e applicabili nella vita quotidiana. Gli appuntamenti sono dedicati alle persone over60, hanno finalità preventiva e lo scopo di favorire proprio l’invecchiamento attivo, partendo da un protocollo consolidato e di comprovata validità: ossia quello elaborato da De Bani, Zavagnin e Borella.
Gli appuntamenti si svolgono di giovedì, dalle 17:30 alle 18:30. Il primo ciclo, in partenza oggi, è già pieno, ma è possibile prenotarsi per gli incontri che partiranno a gennaio scrivendo a casaviola@debanfield.it.

Perché crediamo che l’invecchiamento attivo non sia un privilegio di pochi, ma un percorso accessibile a tutti. Basta un po’ di curiosità, qualche buona abitudine e la convinzione che non si smetta mai di crescere, nemmeno a novant’anni.

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